Un Angelo sovrasta la scena composta da elementi geometrici come il quadrato (8x8), il cerchio (r=9). triangoli, esagoni ecc.
Parte di questi elementi compongono una rappresentazione dei cieli del Paradiso secondo la visione di Dante nella Divina Commedia.
Prosegue una rappresentazione degli angeli cacciati dal Paradiso in una sorta di vortice.L' ombra del Crocifisso all'interno della chiesa di San Giovanni a Matera in un'atmosfera mistica e medievale dell’interno, a croce latina ed a tre navate, le colonnine quadrilobate sono ornate da bellissimi capitelli, uno diverso dall’altro, con figure antropomorfe, zoomorfe e vegetali.
Scorcio panoramico dell'arco di trionfo del Bastione Saint Remy a Cagliari. Porta d’accesso dal quartiere di Villanova a quello fortificato di Castello, nel cuore della città vecchia, il bastione, che deve il nome al barone di Saint Remy, primo viceré piemontese, si affaccia su piazza Costituzione, all’incrocio tra due vie storicamente destinate a passeggiate e shopping, via Garibaldi e via Manno. È inconfondibilmente un simbolo di Cagliari, uno dei suoi complessi monumentali più maestosi e di maggior pregio, nonché prestigioso spazio espositivo.
Due donne anziane, una seduta l'altra in piedi preparano i culurgiones, nome in lingua sarda detti anche "culurgiònis", ( in italiano culurgiòne o culurgiòni) sono una pasta ripiena (di tipo raviolo) della Sardegna, non sono considerati solo un alimento, ma un dono prezioso, segno di stima, di rispetto ed amicizia. Venivano preparati "La vigilia del dì di festa", per ricorrenze particolari o feste.
Un Angelo tiene con le due mani una corona di spine. E' la rappresentazione di una delle dieci statue della passione sul ponte Sant'angelo a Roma
I piedi dell'angelo poggiano, com’è logico e tradizionale, su nuvole marmoree, ora più e ora meno voluminose, mentre le stesse statue, essendo poste su alti piedistalli, vengono viste, giustamente, dai passanti, sullo sfondo del cielo, e non la Basilica di Santa Maria Maggiore.
Un Angelo tiene con le due mani una lancia. E' la rappresentazione di una delle dieci statue della passione sul ponte Sant'angelo a Roma
I piedi dell'angelo poggiano, com’è logico e tradizionale, su nuvole marmoree, ora più e ora meno voluminose, mentre le stesse statue, essendo poste su alti piedistalli, vengono viste, giustamente, dai passanti, sullo sfondo del cielo, e non la Basilica di San Giovanni.
Olio su tela, 60x40 cm, n°126-2019.
Un Angelo tiene con le due mani un sudario. E' la rappresentazione di una delle dieci statue della passione sul ponte Sant'angelo a Roma, aI piedi dell'angelo poggiano, com’è logico e tradizionale, su nuvole marmoree, ora più e ora meno voluminose, mentre le stesse statue, essendo poste su alti piedistalli, vengono viste, giustamente, dai passanti, sullo sfondo del cielo, e non la Basilica di San Paolo fuori le mura, chiamata anche Basilica Ostiense
Un Angelo tiene con le due mani una canna con in cima una spugna. E' la rappresentazione di una delle dieci statue della passione sul ponte Sant'angelo a Roma
I piedi dell'angelo poggiano, com’è logico e tradizionale, su nuvole marmoree, ora più e ora meno voluminose, mentre le stesse statue, essendo poste su alti piedistalli, vengono viste, giustamente, dai passanti, sullo sfondo del cielo, e non la cupola di San Pietro.
Un Angelo etereo blu, generico, liberatosi di qualsiasi simbolo che gli possa attribuire un'identità o un ruolo specifico. Così, libero da ogni cosa "terrena" si libra indicando l'ingresso del paradiso attraverso una scala che tende all'infinito. Lo sfondo molto materiale che occupa la scena è verosimilmente parte dei protiri della facciata del duomo di Verona con in evidenza la lunetta ricca di simboli. Nell'angolo superiore un richiamo al cielo.
Cavallo Bianco con sella da galoppo in uno sfondo di un muro di pietre e mattoni con finestra. Cielo notturno con parziale panorama del castello di Siliqua e chiesa di Santa Margherita. Il dipinto è stato realizzato durante l' estemporanea di pittura a premi in onore di Santa Margherita di Antiochia a Siliqua. Durante l'esecuzione i bambini del luogo, si soffermavano ad ammirare il cavallo, e tutti esprimevano un parere, uno di loro le diede persino il nome "Neve", per il suo colore bianco.
Scorcio panoramico dell'ingresso di Nurri arrivando da "Su cannoni" denominata "Sa muraglia" per la caratteristica muraglia che funge da terrapieno per il contenimento della strada delineata su un lato da muretti utilizzati per anni dalle persone per sedersi nelle pause tra una passeggiata e l'altra. Sullo sfondo la torre campanaria , unico insieme alla sacrestia, resto della vecchia chiesa gotico-aragonese, distrutta per lasciare spazio alla attuale di stile barocco a croce greca.
Vista della facciata della chiesa di Santa Maria Maddalena e della Chiesa di San Michele Arcangelo in Nurri, e torre campanaria aragonese nel sagrato della stessa. Santa Maria Maddalena , o come dicono a Nurri: “Santa Mariedda”, la facciata della chiesetta vista dal lato del suo sagrato, che fa anche da cortile, visto che raccoglie altri edifici parrocchiali: oratorio, poi asilo infantile; salone ed ex cinema; sede della confraternita del Rosario.
Scorcio di Nurri, dal corso Italia all’altezza di via Cagliari. Visuale per chi si pone all’altezza del bar di Serafino, e guarda verso sa "Eka", inquadra centralmente la casa che fu dei nonni di Franca, la prospettiva viene leggermente spostata per dare più luce e visibilità alla casa e allo spiazzo, l’arco sulla sinistra è abbellito e spogliato del grigio cemento.
Il quadro dentro il quadro con lo scorcio della chiesa di San Giorgio a Quartucciu, insieme a una parete surrealistica crea lo sfondo ad un tavolino su cui poggiano un vaso di rose rosse, dei libri, ed uno drappo rosso richiamo al sangue del drago.
San Matteo seduto in una "savonarola" intento a scrivere con una penna un libro che tiene sulle gambe. Accanto a lui un angelo in piedi, avvolto da un velo bianco, le conduce la mano nella scrittura del vangelo.
"... terminato il quadro di mezzo di San Matteo e postolo su l'altare, fu tolto via dai preti, con dire che quella figura non aveva decoro, né aspetto di Santo..." Secondo queste fonti, il dipinto fu rifiutato perché il santo era raffigurato come un rozzo popolano semianalfabeta, con le gambe nude, incrociate, a cui l'angelo guida materialmente la mano nello scrivere il Vangelo. Secondo altre versioni la prima versione del San Matteo e l'Angelo era una pala d'altare provvisoria, da collocare temporaneamente nella cappella in attesa che vi terminassero i lavori. Fu realizzato dal pittore italiano Caravaggio un secondo San Matteo e l'angelo, conservato a Roma nella cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi.
Il San Matteo e l’Angelo nella sua prima redazione non esiste più, acquistata da Vincenzo Giustiniani, gli eredi cedettero l'opera al Kaiser Friedrich Museum di Berlino nel 1815 e fu distrutta nelle due ore del bombardamento verso la fine della seconda guerra mondiale (1945) nell'incendio della Flakturm Friedrichshain.
Copia del famoso dipinto di Caravaggio, conservato nella cappella Cerasi di Santa Maria del popolo a Roma , la crocifissione di San Pietro, l’Apostolo.
L’originale è un dipinto, olio su tela (230x175), fu realizzata tra il 1600 e il 1601, di carattere volutamente antieroico e antiaulico, in esso i “seventi” sono rappresentati più da “operai” indaffarati che non da carnefici “consapevoli” di ciò che fanno, attenti per lo più a svolgere il loro compito. Quasi da ritenerli incolpevoli, anche se è evidente ciò che stanno facendo, appunto, crocifiggendo San Pietro che sembra l’unico consapevole di ciò che le sta accadendo. Nel quadro la luce investe la croce e il santo, entrambi simbolo della fondazione della Chiesa. La luce altresì investe i carnefici, costretti loro malgrado a un lavoro faticoso, e volendo rafforzare il concetto l’autore gli priva di riconoscimento, infatti ognuno di essi non mostra il viso, pur rimanendo riscontrabile lo stato sociale dal loro abbigliamento.
Da diversi anni un gruppo di artisti, i primi di giugno, in occasione delle celebrazioni in onore del Beato organizza una mostra nel chiostro del convento di Sant'Ignazio a Cagliari.
In un ambiente naturale, cielo acqua e terra, un vecchio tiene per mano un bambino con una cesta.
Dentro la cesta c'è il messaggio che il bambino porta durante la sua vita sino a diventare vecchio. Se quel messaggio non viene perso la vita ha avuto un senso.
Venezia. Panoramica da punta della Dogana dove, dal 2009 sino a poco tempo fà era collocata la statua "Il ragazzo con la rana" dello scultore americano Charles Ray al posto dell'antico lampione mandato al restauro. Riproduzione di un ragazzo tutto nudo, alto 2,5 metri, con una rana in mano, rivolto verso il bacino di San Marco. Sullo sfondo, oltre il Canal Grande, e quindi a destra del bambino la Chiesa di San Giorgio.
La statua è' chiaramente la rappresentazione della fine dell’infanzia e l’inizio di un’età che per definizione è instabile, l’adolescenza. Ma da quel punto centrale di osservazione è anche metafora di come osservare la realtà, fra chi vorrebbe conservare lo "status quo" e chi invita a una maggiore apertura mentale verso il moderno, fra chi nostalgicamente vorrebbe il ripristino dell' ottocentesco lampione, e chi parla di una occasione mancata per aver lasciato andar via una opera di interesse mondiale.
Ritratto di Frida Khalo. Dopo l'esposizione nel Palazzo della Cancelleria a Roma del 8 e 9 aprile 2017, e nella Sala Manzù a Bergamo nel ottobre 2017, la mostra "Omaggio a Frida" arriva presso l'istituto Cervantes di Milano nel febbraio del 2018.
Ritratto di Frida Kahlo in un vestito bianco e con uno scialle tipico messicano, seduta in un ipotetico muretto che separa il mare dalla terra. Il vento ha portato via dalla sua mano un ombrello. Tra il cielo e il mare, alle spalle di Frida, una famosa opera di Rob Gonsalves "The Sun Sets Sail". Nella strada sospesa sul mare il bulman n° 142, mentre nella sinistra del muretto si intravedono il leone, un uccello ed una carrozzina. Sulla destra troviamo un libro con una famosa citazione di Frida "Piedi. Perché li voglio se ho ali per volare?", un fac simile del rullo di Jefferson. Risuonano simboli e metafore: prendere il largo(in navigazione, allontanarsi dal porto, dalla costa), navigare per altri lidi, compiere la traversata della vita.
Ritratto di giovane trombonista, vestita elegantemente con il
suo trombone con a lato due pianoforti su un palco di un ipotetico teatro che
fà da sfondo.
Ecco, un' orchestra, una grande orchestra..... senti la prima nota,... assomiglia ad un colore.
la seconda e la terza nota..... e altre note, e i colori si mischiano e formano pian piano una figura. e prende forma, vola via quella forma, e va lontano, altri se ne sono presi cura. Sentiranno la stessa musica?
Due clawn naso rosso mezzo busto con aria disincantata (Cla e None), più un terzo di spalle un po’ inchinato. E’ la riproduzione di una di quelle foto scattate per caso, che hanno una certa magia. All’autore ha colpito l’espressione quasi contemporanea dei due clawn, in una miscela di colori che risaltano in uno sfondo surreale, che in realtà era uno stand, che regala questo contrasto di luminosità. L’esecuzione non è quella ricercata e precisa con velature, ma quella con colori massivi e colpi di pennello. La colorazione dei lati conferisce all’opera una dimensione tridimensionale e fa intuire la presenza del quarto clawn.
La foto è stata scattata in occasione della giornata del
naso rosso a Monteclaro, Cagliari.
Il quarto clawn, potrebbe rappresentare l’osservatore, colui che c’è, ma non si mostra, si riconosce e ammira la scenografia, ma non ha il coraggio di mostrare il suo lato clawn, così come fanno invece Cla e None in maniera così spontanee.
Palloncini colorati prendono il volo. in una prospettiva che tende all’infinito, alcuni dei palloncini sono già liberi altri sono trattenuti alle loro cordicelle da qualcosa che rimanda al retro del quadro. Uno in particolare trascina un Naso rosso. Lo sfondo è un’apoteosi di linee geometriche dove fanno da padrone la spirale aurea , la sezione aurea, i cerchi della vita e misure che rispettano la sequenza di Fibonacci. A fronte di tutta questa perfezione il disordine e la casualità dei colori e delle pennellate sormontate dall’immagine di due angeli. Banalmente sembra comparire il cielo, la terra, il mare, i fiumi...... la vita.
Questo quadro è di chi i colori gli porta nella vita, di chi gli
dona gratuitamente per rallegrare gli altri, di chi lascia che il proprio naso
rosso venga trascinato verso un infinito
sconosciuto.
Un forno con la legna ardente, la pala e il pane appena sfornato, con la sua legnaia e una antica anfora. Appesa al soffitto di travi in legno una porta vivandiera.
"Perché i miei
pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. [...]
Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i
miei pensieri sovrastano i vostri pensieri."
Una tavola in legno coperta di vari elementi della tradizione culinaria in particolare per la preparazione della pasta, un mattarello, un contenitore di farina, un tagliere con mezzaluna ecc.. una dispensa di bottiglie con lo stemma dei paesi che fondarono la CEE.
Tradizioni: come concetto metastorico e dinamico, indicante una forza ordinatrice in funzione di principi trascendenti, la quale agisce lungo le generazioni, attraverso istituzioni, leggi e ordinamenti che possono anche presentare una notevole diversità. Negli ultimi anni, dal punto di vista scientifico, si tende a criticare il concetto di tradizione, per mettere in evidenza il fatto che la cultura è situata nell'individuo, ed ogni volta che vi è un passaggio di tratti culturali avviene necessariamente una rielaborazione. In quest'ottica la tradizione viene vista più come un elemento retorico utilizzato da gruppi di individui per rafforzare una propria identità collettiva, in particolare per essere utilizzata in contrasti con altri gruppi sociali.
Sulla prima tela: tavolo da lavoro con arnesi per preparazione della pasta , rullo, tagliere, cassetti di semola, forme, tagliapasta; menta, zafferano e uova. Vari tipi di pasta fresca, gnocchetti, ravioli, culurjonis. Nella seconda tela: Ricetta e versi di Vincenzo Piu, noto cuoco e poeta originario dello stesso paese natio dell'autore, Nurri.
Angelo musicante visto di spalle con una ala spezzata. Nel dipinto l'autore vuole rappresentare il massimo splendore della donna raffigurandola con l'angelo, messaggero di Dio, ma è molto umano, nella sua bellezza, ma anche nella sua ferita, un contrasto insormontabile tra l'aspetto fisico e quello spirituale. Che squarcio di dolore si può provare ad essere privati del bene più prezioso: delle proprie aspirazioni, della propria identità, della libertà, della propria vita. Ma all' Angelo non traspare un mero contrarsi di lineamenti, continua a suonare, rimanendo splendidamente avvolto nella sua luce candida, nonostante le corde rotte, con DISINCANTO, prosegue con serenità. Avendolo privato di un'ala potrà volare? fisicamente probabilmente NO. Diventa rappresentazione non solo della violenza fisica subita, ma anche delle vicissitudini della vita, quando a differenza degli altri che possono volare con due ali, tu devi compiere il doppio dello sforzo per volare con una sola ala perché ti è venuto a mancare qualcosa di importante, un fratello, un amico, o perché non hai avuto il sostegno di un padre o una madre assenti. Ma se l'angelo è spirito non possono le ferite terrene impedirli di raggiungere il suo scopo. L'ala spezzata si poggia sul terreno, un pavimento a scacchi neri e bianchi, il male e il bene, mentre una sola piuma volteggia nell'aria, sospesa tra il cielo azzurro e la terra, trascina con se la luce divina. Le scarpette rosse, su un lato, relegate ad ruolo rappresentativo secondario, il rosso come il sangue, che non gronda dalla ferita, non imbratta il velo, che rimane candido nonostante la violenza subita. L'autore così vuole far emergere la rivalsa della parte spirituale che primeggia sulla materiale. Qualsiasi violenza, non potrà mai togliere l'importanza della donna, che continuerà per la maggior parte degli uomini essere essenziale nella propria vita, non potendo rinunciare all'amore che esse ci hanno dato e che ci daranno, siano esse Madri, Compagne, Figlie, Sorelle, Amiche.
Ispirato al quadro di Giovanni Bellini detto il Ciambellino, realizzato con tecnica a tempera su tavola Attualmente su tela è custodito nel Museo Civico Correr di Venezia. Realizzato diversamente nella spilla, il davanzale. Anche il cielo è diverso ma sembra che anche quello custodito a Venezia , nel trasferirlo nella tela sia stato rifatto.
Scorcio di Gesù su croce al suolo con Donna sul petto che avvolge il viso con il suo corpo. L’autore aveva da tempo ipotizzato la realizzazione di Gesù in croce, ma voleva uscire dal canone della classica croce e studiava una speciale prospettiva. Visitando il museo d’arte comunale a Cagliari, ebbe modo di vedere il calco in gesso della realizzazione di un bronzo del Ciusa, esposto all’ingresso del museo. Capii subito quale sarebbe stata la prospettiva del’immagine.
E' una riproduzione del dipinto, attribuito al pittore genovese Pantaleo Calvo (1646-1664), custodito alla Pinacoteca nella cittadella dei musei di Cagliari.
la Vergine, a mezzo busto in rigida posizione frontale con lo sguardo rivolto al fedele. il Bambino benedicente alla latina e con il globo dorato nella mano sinistra. Due Caloieri trasportano sulle spalle una cassa su cui è assisa la Vergine e il Bambino, sulle rispettive mani libere tengono il turibolo. In alto due angeli pongono sul capo della Vergine una corona gigliata. Un coro di angeli musicanti, flauto, liuto, arpa e violino completano la scena.
Maria al centro, con al lato destro un angelo che le porge un filo pieno di nodi intrecciati e al lato sinistro un altro angelo che raccoglie il filo libero dai nodi che Maria ha sciolto. La Vergine è rappresentata con la luna ai suoi piedi (secondo la visione riportata al capitolo 12 dell'Apocalisse), mentre calpesta un serpente (rappresentazione del diavolo, secondo la profezia di Genesi 3,15). Vestita dal sole, con dodici stelle sul capo. In basso al centro è rappresentata la scena biblica di Tobia: il giovane israelita, in viaggio per raggiungere colei che diventerà la propria sposa, è guidato dall'Arcangelo Raffaele e accompagnato dal proprio cane. La tradizione racconta che il nonno del canonico committente avesse attraversato una crisi coniugale e fosse riuscito a superarla pregando la Vergine Maria: questo spiegherebbe la presenza sulla tela del riferimento biblico a Tobia. In basso a destra, una rappresentazione del drago citato nella profezia dell'apocalisse.
Maria che scioglie i nodi (Virgen Maria Knotenlöserin) è un dipinto a olio su tela realizzato intorno al 1700 dal pittore tedesco Johann Georg Melchior Schmidtner e conservato ad Augusta; da esso ha avuto origine una devozione mariana, resa celebre da Papa Francesco , che quando era giovane prete gesuita durante i suoi studi di teologia in Germania, vide questa raffigurazione della Vergine, rimanendone profondamente colpito. Tornato in patria, si è impegnato a diffonderne il culto a Buenos Aires e per tutta l'Argentina. Il culto è ora presente in tutta l'America del Sud, in particolare in Brasile.
Il dipinto, in stile veneziano con influenza barocca, di cm 182 x 110, fu realizzato dall'artista nella chiesa di St. Peter am Perlach, su commissione di Hieronymus Ambrosius Langenmantel, un nobile prelato e canonico dottore.
Olio su tela, 50x40 cm, n°71- 2015.
Rivisitazione dell' opera di Guido Reni : l'angelo
dell'annunciazione (ca. 1620) custodito nell' Hermitage di San Pietroburgo. Un
Angelo alato con veste bianco/oro e ricchi ricami impreziositi da perle e
pietre, tiene in mano un giglio bianco e con l'altra indica l'Altissimo.
Nel linguaggio dei fiori il giglio assume molti significati. Il giglio
era ed è utilizzato come simbolo in molti ambiti diversi ed è comunque sempre
associato a sentimenti o caratteristiche positive.
Vista panoramica del quartiere di Stampace a Cagliari. Il punto di osservazione è ad est del quartiere, un terrapieno oggi destinato a parcheggio. L'immagine è dei primi anni del novecento, da allora sono state costruite nuove strutture. Nella prima tela compare la chiesa di Sant'Anna, nella seconda la chiesa di Sant' Efisio, nella terza la chiesa di San Michele Arcangelo.
Vista panoramica di Cagliari a Ovest guardando da piazza Aquilino Cannas. Si scorge il quartiere di Santa Croce, l'ingresso al quartiere Castello da via Fiume, le mura che poi degradano sino a Stampace. Sulla sinistra di piazza Cannas si accede a Porta Cristina.
Scorcio di Emden Germania, Il municipio ( Rathaus).
Emden è una città extracircondariale (targa EMD) di 51.616 abitanti della Bassa Sassonia, in Germania. Situata sulla baia del Dollart, è il capoluogo storico della regione della Frisia orientale. L'esatta data di fondazione di Emden è sconosciuta, ma è esistita almeno dall'ottavo secolo.
Giocatore di Basket, paradossalmente gioca contro se stesso. Sullo sfondo astratto realizzato con geometrie e un ipotetico pubblico, si snoda come un cartellone pubblicitario alcuni tratti essenziali della vita del giocatore, e la sua ricerca della verità. Il primo, l'aquila che cerca di spiccare il volo, ma è trattenuto dai rovi ad una rotaia. Il secondo è la sequenza di Fibonaci, 1.2.3.5.8.13. che nel dipinto è come la "verità" si può intuire, ma non è completamente visibile. Il terzo è una famosa copertina del gruppo musicale Pink Floyd, ma è anche una immagine di "falsa prospettiva".
....Con il termine "VERITA'" si indica il senso di accordo o di coerenza con un dato o una realtà oggettiva, o la proprietà di ciò che esiste in senso assoluto e non può essere falso.....